mercoledì 14 aprile 2021

Sinossi opera


 

Nel paese in cui viveva Giuseppe era considerato un bravo ragazzo, che in nessun modo avrebbe dato dei dispiaceri alla propria famiglia. Figlio di Nicola, un agricoltore povero ma onesto, non era tuttavia fiero del padre, a cui attribuiva le responsabilità per la loro povertà. A sua volta il padre si dava un gran da fare per provvedere alla famiglia, ma quelli erano tempi duri e la miseria colpiva la maggior parte della popolazione.

 

Giuseppe purtroppo non riusciva a sopportare le umiliazioni che i cugini, ricchi e superbi, gli infliggevano. Questi erano dei ragazzi che mai avevano dovuto lavorare perché il padre era riuscito a far fortuna con un bar e un albergo, e la loro madre esaudiva ogni desiderio, qualunque questo fosse. Giuseppe si trovava in difficoltà dinanzi al potere economico dei giovani parenti, che non esitavano a cacciarsi in guai anche piuttosto grossi.

 

La madre di Giuseppe, Vurtuosa (profondamente devota) cercava in tutti i modi di fargli cambiare idea, ricordandogli che non sono i soldi a fare l’uomo, bensì la sua onestà, l’altruismo, la bontà d’animo e il rispetto per il prossimo. Il ragazzo si farà ammaliare dai sogni di una facile ricchezza, oppure i genitori riusciranno a farlo desistere dai suoi propositi? In questo vortice di situazioni ci sarà l’impegno di un prete, che chiederà a Nicola e Vurtuosa di compiere un particolare rituale: sciogliere i cinque nodi di una corda, atto da compiere ogni Natale.

 

In questo romanzo, scritto in doppia lingua (italiano e sardo) da Franceschina Loddo, fantasia e realtà si fondono insieme riportandoci indietro nel tempo, quando la vita era forse più semplice e i ragazzi non erano distratti dalla tecnologia e dal consumismo. Un tempo in cui per portare il pane a tavola occorreva faticare nelle campagne che circondavano il piccolo paese.

 

Ricordi di numerosi episodi di vita paesana, con il loro usi e costumi, tradizioni e contraddizioni, dove tanto il bene quanto il male, come oggi, s’insinuaneranno nel quotidiano delle famiglie, dove colpa e speranza saranno il buio e la luce di una storia di vite spezzate.

giovedì 4 febbraio 2021

Il sentimento della rassegnazione


 

I giorni seguenti furono un inferno, nessuno riusciva a farsi una ragione dell’accaduto. Vurtuosa fu dimessa dopo cinque giorni. Appena rientrò si rimise i panni neri. Povera Vurtuosa, uno sotterrato vivo e una morta mentre nasceva. Quando finiranno tutte queste pene?

      Mario stava facendo tutto quello che poteva per aiutarli, sia in paese che in campagna, ma non bastava solo la buona volontà. L’avvocato voleva parlare con loro e quando chiamava, bisognava mettere la mano in tasca. Fissarono l’appello per il diciotto giugno e per affrontare le spese del dibattito c’era bisogno di un’altra somma di denaro.

      “Già che è arrivata l’ora Nicò, passiamo a prendere i ragazzi da scuola?”

      “Passiamo pure.”

      “Senti Nicò, come siete messi a soldi?”

      “Male. Sì e no ci sarà un terzo dei soldi che ci chiede l’avvocato. E se non lo liberano all’appello ci toccherà pagare fino alla morte. Finirà che dovremmo vendere anche i capelli che abbiamo in testa.”

      “Dai Nicò, non ti scoraggiare, in qualche modo troveremo la soluzione.”

      “Il modo lo so già, ci toccherà vendere la terra di Pontes, l’orto.”

      “E come camperete?”

      “Sto pensando di aggiustare la casa di su Catreathu e di andarcene lì. Con tutto quello che ci sta capitando, forse cambiare aria e luogo ci farà bene. Chissà che almeno lì Vurtuosa possa uscire fuori senza che nessuno la guardi storto.”

      “Ma anche lì ci saranno le spese e non si campa solo d’aria.”

      “Ho pensato anche a quello, c’e’ la mucca per il latte, sebbene sia gravida, per quello che consumiamo noi basta e avanza e poi abbiamo il giogo per arare. Dal latte che ci danno quelle poche pecore faremo il formaggio per la famiglia. Per farla breve, faremo all’antica. Per il maiale e la scrofa abbiamo gia’ il porcile pronto.”

      “E Nicoletta e Giuseppe come faranno a viaggiare?”

      “Ci dovrebbe essere il pullman che viaggia ogni giorno, però sto pensando di lasciarli in paese con mamma Luchia fintanto che c’e’ la scuola e la domenica ci incontriamo tutti lì. Sono sicuro che pur avendo i nostri dispiaceri staremo tutti meglio.”

      “E l’olivastro e la vigna, chi se ne prenderà cura?”

      “Ho pensato anche a questo. Proporrei di darle a mezzadria con contratto di rinnovo annuale o di farle lavorare a dei dipendenti, però i padroni siete tu e Jachinnassiu, decidete voi. Fate voi, per me va bene tutto. Che te ne pare dell’idea?”

      “Andrebbe anche bene ma a me sembra che vi isolerebbe troppo. C’e’ la luce a su Catreathu?”

      “C’e’ la luce a l’acqua dell’acquedotto da quando erano vivi i miei. Adesso cambiamo discorso, i ragazzi stanno uscendo da scuola. Casomai ne parleremo stasera a cena.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola,” anno 2021.

Un Natale malinconico.


 

Ormai era il venti dicembre e Vurtuosa aveva deciso di andare con Nicola per incontrare il figlio. Per lei era la prima volta. Il solo pensiero le faceva sentire il cuore in gola, ma prima o poi doveva succedere. La voglia di vederlo era più forte del boccone amaro che doveva ingoiare. E pensando alle madri che hanno dovuto sotterrare i loro figli pensò: “Grazie Dio per avermelo lasciato vivo. Meglio portare pane in prigione che lumicini in cimitero.” E con quella consolazione si stava disponendo ad andare a Nuoro.

        La mattina del ventitré arrivarono i ragazzi da Roma con lo zio. Vurtuosa non la smetteva più di abbracciarli e pensando a quel figlio che non poteva abbracciare, si fissava in un punto che non vedeva. Chissà se avrebbe avuto abbastanza coraggio da attraversare quel portone.

        “Ohi il mio cuore,” e cadde schiena a terra. Ormai non resisteva più a nulla, né alla felicità né al dispiacere. Subito Luchia le passò una pezza bagnata sul viso e le fece bere un po’ di acqua fresca, rimettendola in sesto. Mario e Sandra si spaventarono a morte, ma Luchia disse loro: “State tranquilli, ormai succede così spesso che ci stiamo facendo l’abitudine. Chissà domani, quando vedrà il figlio!”   

        “Non preoccupatevi, li accompagnerò io. Anche se non dovessero lasciarmi entrare io sarò lì, per qualsiasi cosa.” Disse Mario.       

        “Che Dio ti ripaghi figlio mio, perché sei di grande aiuto per tua sorella.”        

        A tavola per colazione c’era di tutto. Durante la colazione stessa, Mario esordì: “Si dice che abbiano assassinato Crasta, il commerciante. Cosa c’è di vero?”

        “Noi non sappiamo nemmeno di cosa stai parlando, quando è successo?”

        “Quasi un mese fa, l’hanno detto alla radio e alla televisione.”

        “Figlio mio, noi usciamo poco e non accendiamo né la radio né la televisione. E hanno detto perché è stato ucciso?”        

        “Si dice che lo stessero sequestrando, che si sia opposto e nella lotta abbia avuto la peggio. L’hanno ammazzato a colpi di pietra. C’è però il sospetto che il sequestro fosse una scusa, poiché pare che in realtà stesse dando fastidio a qualcuno con il suo lavoro.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola,” anno 2021.

giovedì 21 gennaio 2021

Le colpe che non ho.

 

    


“Figlio mio, se sai qualcosa parla, non prenderti colpe che non hai. Se non lo fai per te, fallo per tua madre e per i tuoi fratelli che stanno morendo dal dispiacere.”

        “Proprio per salvare tutti voi, il poco che so non posso confessarlo. Rispetto alle accuse che mi hanno fatto, Dio mi è testimone, sono innocente, almeno voi padre, credetemi.”

        “Io ti credo però devi difenderti, altrimenti quello che credo io, conterà veramente poco. Dimmi, cosa ci faceva quella giacca, dove l’hanno trovata?”

        “L’avevo prestata ad una persona coinvolta nel sequestro, senza sapere a cosa gli servisse.”

        “Quindi figlio mio, che cosa vorresti fare? Proteggere il colpevole?”

        “No padre, non lui, non loro, ma tutta la nostra famiglia. Salutatemeli tutti, mamma e tutti quelli che mi vogliono bene. Sicuramente non li rivedrò più ma saranno sempre nel mio cuore e nella mia testa. Dite loro che la mia colpa è quella di aver frequentato chi sapete voi. Se potete perdonate, perché verrà il giorno in cui verseranno lacrime di sangue…”

        “Per il momento le stai versando tu e noi con te figlio mio!” Detto questo Nicola scoppiò a piangere. Frantziscu lo abbracciò dicendogli: “Fatevi forza padre e fate forza a mamma, lei è la più debole, se potete perdonatemi tutto il male che state attraversando e attraverserete per colpa mia.” Arrivò il maresciallo e, al riparo dalle orecchie del figlio, gli domandò: “Ha detto qualcosa?”

        “Niente Signor Maresciallo!”

        “Mi dispiace ma è ora di partire.”

        “Figlio mio, figlio caro, come faccio a rientrare a casa senza di te?”

        Anche il maresciallo si commosse. Con delicatezza prese per il braccio Nicola accompagnandolo fuori e dicendogli, forse per consolarlo: “Suo figlio è stato incastrato per bene, le prove sono tutte contro di lui. Mi dispiace ma sono costretto a portarlo al carcere di Nuoro in via Roma. Se ne avete la possibilità cercatevi un buon avvocato.”

        “Per mio figlio potrei tirarmi anche la pelle di dosso, ma solo non lo lascio, perché mio figlio è innocente”.

        “Anch’io credo che lo sia, ma quel che penso io poco conta se lui non parla.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola,” anno 2021.

lunedì 18 gennaio 2021

Vicino alla Chiesa di San Sebastiano.

 



“Figlia mia cos’hai visto che ti ha sorpreso così tanto?”

      “Non è che mi ha sorpresa, piuttosto mi ha incuriosita. Stavo passando vicino alla chiesa di San Sebastiano e mentre pensavo a quanto fosse un peccato tutto quell’abbandono, ho sollevato lo sguardo e ho visto due signore anziane che parlavano tra loro. Immediatamente dopo furono raggiunte da altre due, a seguire da altre tre e alla fine erano dieci o dodici: chi rattoppava, chi ricamava merletti, chi tesseva calze di orbace a quattro ferri. Ognuna di loro con le sue faccende. Ogni tanto cacciavano la mano nella tasca inferiore, tirando fuori la tabacchiera. Se la passavano l’un l’altra sniffando e starnutendo, erano uno spasso! Guardandole, mi si riempiva il cuore ed era anche divertente. Quanto erano belle! Sembrava uscissero da un libro di fotografie, sarà che in città  gente così stoica non se ne trova più, tutti rinchiusi dentro le loro case, con porte e finestre blindate da sembrare in galera.  Tutti dirimpettai e quasi non ci si conosce.”  

 

      “Figlia mia, anche qui il tempo e i modi di fare non sono più quelli di una volta. Prima che inventassero la televisione, la sera grandi e piccini uscivano al fresco e, tra un racconto e l’altro, arrivava mezzanotte senza che ce ne accorgessimo. È vero che non avevamo le comodità di oggi, ma sapessi quanto desidero rivivere quei tempi. Quando le più anziane raccontavano del loro passato, specialmente il racconto di zio Nicola Frau e della famiglia di Martina Lai, tutti zitti in silenzio, ci scendeva la bava fino a terra, ascoltando racconti veri e quelli di Esopo. Che racconti! E che belli! Adesso, per carità, figlia mia, i racconti di oggi sono altri!”

 

      “Sì mamma, avete ragione, però se aveste la pazienza delle anziane di un tempo, quei racconti potreste raccontarli a me.”

      “Oddio, figlia mia, i racconti sono lunghi, non basterebbe un giorno e neanche una settimana per raccontarli!”

      “Anche l’estate è lunga e potreste raccontarli tra una faccenda e l’altra.”

      “Prima però prendo la brocca e vado alla fontana, chissà che a quest’ora ci sia poca gente. È da tre giorni che siamo senz’acqua.”

      “Allora alla fontana ci vado io!”

      “Davvero?! Non hai vergogna di metterti la brocca in testa?”

      “E perché dovrei vergognarmi? Voi l’avete fatto per tutta la vita, trasportando l’acqua per lavare me, datemi su titile e voi rimanete a casa.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola, anno 2021

 

Sinossi opera

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