lunedì 18 gennaio 2021

Vicino alla Chiesa di San Sebastiano.

 



“Figlia mia cos’hai visto che ti ha sorpreso così tanto?”

      “Non è che mi ha sorpresa, piuttosto mi ha incuriosita. Stavo passando vicino alla chiesa di San Sebastiano e mentre pensavo a quanto fosse un peccato tutto quell’abbandono, ho sollevato lo sguardo e ho visto due signore anziane che parlavano tra loro. Immediatamente dopo furono raggiunte da altre due, a seguire da altre tre e alla fine erano dieci o dodici: chi rattoppava, chi ricamava merletti, chi tesseva calze di orbace a quattro ferri. Ognuna di loro con le sue faccende. Ogni tanto cacciavano la mano nella tasca inferiore, tirando fuori la tabacchiera. Se la passavano l’un l’altra sniffando e starnutendo, erano uno spasso! Guardandole, mi si riempiva il cuore ed era anche divertente. Quanto erano belle! Sembrava uscissero da un libro di fotografie, sarà che in città  gente così stoica non se ne trova più, tutti rinchiusi dentro le loro case, con porte e finestre blindate da sembrare in galera.  Tutti dirimpettai e quasi non ci si conosce.”  

 

      “Figlia mia, anche qui il tempo e i modi di fare non sono più quelli di una volta. Prima che inventassero la televisione, la sera grandi e piccini uscivano al fresco e, tra un racconto e l’altro, arrivava mezzanotte senza che ce ne accorgessimo. È vero che non avevamo le comodità di oggi, ma sapessi quanto desidero rivivere quei tempi. Quando le più anziane raccontavano del loro passato, specialmente il racconto di zio Nicola Frau e della famiglia di Martina Lai, tutti zitti in silenzio, ci scendeva la bava fino a terra, ascoltando racconti veri e quelli di Esopo. Che racconti! E che belli! Adesso, per carità, figlia mia, i racconti di oggi sono altri!”

 

      “Sì mamma, avete ragione, però se aveste la pazienza delle anziane di un tempo, quei racconti potreste raccontarli a me.”

      “Oddio, figlia mia, i racconti sono lunghi, non basterebbe un giorno e neanche una settimana per raccontarli!”

      “Anche l’estate è lunga e potreste raccontarli tra una faccenda e l’altra.”

      “Prima però prendo la brocca e vado alla fontana, chissà che a quest’ora ci sia poca gente. È da tre giorni che siamo senz’acqua.”

      “Allora alla fontana ci vado io!”

      “Davvero?! Non hai vergogna di metterti la brocca in testa?”

      “E perché dovrei vergognarmi? Voi l’avete fatto per tutta la vita, trasportando l’acqua per lavare me, datemi su titile e voi rimanete a casa.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola, anno 2021

 

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