“Figlia mia cos’hai visto che ti ha sorpreso così tanto?”
“Non è che mi ha sorpresa, piuttosto mi ha
incuriosita. Stavo passando vicino alla chiesa di San Sebastiano e mentre
pensavo a quanto fosse un peccato tutto quell’abbandono, ho sollevato lo
sguardo e ho visto due signore anziane che parlavano tra loro. Immediatamente
dopo furono raggiunte da altre due, a seguire da altre tre e alla fine erano
dieci o dodici: chi rattoppava, chi ricamava merletti, chi tesseva calze di
orbace a quattro ferri. Ognuna di loro con le sue faccende. Ogni tanto
cacciavano la mano nella tasca inferiore, tirando fuori la tabacchiera. Se la
passavano l’un l’altra sniffando e starnutendo, erano uno spasso! Guardandole,
mi si riempiva il cuore ed era anche divertente. Quanto erano belle! Sembrava
uscissero da un libro di fotografie, sarà che in città gente così stoica non se ne trova più, tutti
rinchiusi dentro le loro case, con porte e finestre blindate da sembrare in galera. Tutti dirimpettai e quasi non ci si conosce.”
“Figlia mia, anche qui il tempo e i modi
di fare non sono più quelli di una volta. Prima che inventassero la
televisione, la sera grandi e piccini uscivano al fresco e, tra un racconto e
l’altro, arrivava mezzanotte senza che ce ne accorgessimo. È vero che non
avevamo le comodità di oggi, ma sapessi quanto desidero rivivere quei tempi.
Quando le più anziane raccontavano del loro passato, specialmente il racconto
di zio Nicola Frau e della famiglia di Martina Lai, tutti zitti in silenzio, ci
scendeva la bava fino a terra, ascoltando racconti veri e quelli di Esopo. Che
racconti! E che belli! Adesso, per carità, figlia mia, i racconti di oggi sono
altri!”
“Sì mamma, avete ragione, però se aveste
la pazienza delle anziane di un tempo, quei racconti potreste raccontarli a
me.”
“Oddio, figlia mia, i racconti sono
lunghi, non basterebbe un giorno e neanche una settimana per raccontarli!”
“Anche l’estate è lunga e potreste
raccontarli tra una faccenda e l’altra.”
“Prima però prendo la brocca e vado alla
fontana, chissà che a quest’ora ci sia poca gente. È da tre giorni che siamo
senz’acqua.”
“Allora alla fontana ci vado io!”
“Davvero?! Non hai vergogna di metterti la
brocca in testa?”
“E perché dovrei vergognarmi? Voi l’avete
fatto per tutta la vita, trasportando l’acqua per lavare me, datemi su titile e voi rimanete a
casa.”
Brano tratto dal
libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola, anno 2021
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