giovedì 4 febbraio 2021

Il sentimento della rassegnazione


 

I giorni seguenti furono un inferno, nessuno riusciva a farsi una ragione dell’accaduto. Vurtuosa fu dimessa dopo cinque giorni. Appena rientrò si rimise i panni neri. Povera Vurtuosa, uno sotterrato vivo e una morta mentre nasceva. Quando finiranno tutte queste pene?

      Mario stava facendo tutto quello che poteva per aiutarli, sia in paese che in campagna, ma non bastava solo la buona volontà. L’avvocato voleva parlare con loro e quando chiamava, bisognava mettere la mano in tasca. Fissarono l’appello per il diciotto giugno e per affrontare le spese del dibattito c’era bisogno di un’altra somma di denaro.

      “Già che è arrivata l’ora Nicò, passiamo a prendere i ragazzi da scuola?”

      “Passiamo pure.”

      “Senti Nicò, come siete messi a soldi?”

      “Male. Sì e no ci sarà un terzo dei soldi che ci chiede l’avvocato. E se non lo liberano all’appello ci toccherà pagare fino alla morte. Finirà che dovremmo vendere anche i capelli che abbiamo in testa.”

      “Dai Nicò, non ti scoraggiare, in qualche modo troveremo la soluzione.”

      “Il modo lo so già, ci toccherà vendere la terra di Pontes, l’orto.”

      “E come camperete?”

      “Sto pensando di aggiustare la casa di su Catreathu e di andarcene lì. Con tutto quello che ci sta capitando, forse cambiare aria e luogo ci farà bene. Chissà che almeno lì Vurtuosa possa uscire fuori senza che nessuno la guardi storto.”

      “Ma anche lì ci saranno le spese e non si campa solo d’aria.”

      “Ho pensato anche a quello, c’e’ la mucca per il latte, sebbene sia gravida, per quello che consumiamo noi basta e avanza e poi abbiamo il giogo per arare. Dal latte che ci danno quelle poche pecore faremo il formaggio per la famiglia. Per farla breve, faremo all’antica. Per il maiale e la scrofa abbiamo gia’ il porcile pronto.”

      “E Nicoletta e Giuseppe come faranno a viaggiare?”

      “Ci dovrebbe essere il pullman che viaggia ogni giorno, però sto pensando di lasciarli in paese con mamma Luchia fintanto che c’e’ la scuola e la domenica ci incontriamo tutti lì. Sono sicuro che pur avendo i nostri dispiaceri staremo tutti meglio.”

      “E l’olivastro e la vigna, chi se ne prenderà cura?”

      “Ho pensato anche a questo. Proporrei di darle a mezzadria con contratto di rinnovo annuale o di farle lavorare a dei dipendenti, però i padroni siete tu e Jachinnassiu, decidete voi. Fate voi, per me va bene tutto. Che te ne pare dell’idea?”

      “Andrebbe anche bene ma a me sembra che vi isolerebbe troppo. C’e’ la luce a su Catreathu?”

      “C’e’ la luce a l’acqua dell’acquedotto da quando erano vivi i miei. Adesso cambiamo discorso, i ragazzi stanno uscendo da scuola. Casomai ne parleremo stasera a cena.”

 

Brano tratto dal libro di Francesca Loddo “I cinque nodi,” Edizioni Sa babbaiola,” anno 2021.

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